LE GEMELLE COI CAPELLI DI FIAMMA





PARTE QUARTA: La minaccia dei Lemm

Invece il giorno successivo il sole entrò nella sua stanza e lo fece desistere dall'aspettare la morte. Si sentiva ancora male, col cuore a pezzi, ma il suo stomaco gorgogliava ed il suo corpo aveva voglia di muoversi e riscaldare i muscoli. Fu inevitabile alzarsi ed andare a fare colazione.
Nella sala della taverna era tutto tranquillo, solo poche persone erano sedute ai tavoli e parlavano sommessamente. Mimulus prese dei biscotti ed una tisana calda, annegando i suoi dispiaceri in silenzio, quindi decise di farsi una passeggiata, nella speranza che i raggi solari dorati e caldi lo ritemprassero più di quanto in realtà potevano fare. Era quasi estate e gli uccelli accudivano i pulcini nei nidi, i fiori lasciavano spazio ai frutti e l'aria era calda e carezzevole. Si stava proprio bene!
L'elfo, lungo il suo viaggio, aveva visto paesaggi che erano ben diversi dalla sua foresta, aveva annusato odori nuovi ed udito cose che non si sarebbe mai immaginato di sentire. Tuttavia, l'urgenza di ritrovare la sua amata gli aveva impedito di soffermarsi per imparare di più ed apprezzare meglio le cose belle che la guerra non era ancora riuscita a distruggere.
Mentre Mimulus considerava tutte queste cose, passò davanti ad un campo di addestramento e vide che Inula si stava allenando con l'arco, mentre il marito, a pochi metri di distanza, usava la spada contro un manichino. Si fermò ad ammirare i loro gesti ripetitivi e ben precisi, frutto di tanti sforzi e molta concentrazione. Lui non era mai stato capace di compiere simili esercizi, piuttosto era impacciato a usare la spada, una frana nel lancio dei coltelli e un pericolo pubblico nell'usare arco e frecce; in compenso, gli bastava schioccare le dita per fare divampare il fuoco.
A guardarli insieme mentre si allenavano, Mimulus scoprì di non soffrire così tanto rispetto a quanto avrebbe pensato, anzi, stava iniziando ad osservarli da un altro punto di vista. Sembravano una bella coppia, entrambi con grinta da vendere, temerarietà e concentrazione. Iniziò a chiedersi se Inula non si fosse mai veramente interessata a lui proprio perchè non aveva alcuno spirito guerriero, mentre lei cercava un compagno atletico ed impavido. Forse era per questo che se n'era andata di casa senza troppi ripensamenti: sapeva nel suo intimo che non avrebbe trovato la persona giusta con cui passare la sua esistenza all'interno del bosco magico. Questi pensieri lo rattristarono molto e sentì una spiacevole fitta al cuore che gli procurò un soffocante groppo in gola.
“Sei uno nuovo?” domandò una voce alle sue spalle, facendolo trasalire.
L'elfo si girò di scatto e vide un uomo piuttosto altro e muscoloso, vestito da guerriero, con al seguito un drappello composto da una decina di persone. Mimulus era rimasto così concentrato sui suoi pensieri e sentimenti che non si era accorto del loro avvicinamento.
“Sì sono appena arrivato”.
“Bene, abbiamo bisogno di uomini freschi. Sai usare la spada, o l'arco, o i pugnali?”
“No... io... non combatto. Sono solo di passaggio”.
L'uomo rise sarcastico “Se sei un viaggiatore, devi per forza saper combattere, con la guerra che c'è ovunque, ormai”.
“Lui sa usare le arti magiche”intervenne Inula, che nel frattempo, sentendo la conversazione, si era interessata alla cosa.
“Lo conosci?” chiese l'uomo all' elfa.
“Siamo cresciuti nello stesso posto, siamo fratelli. Credetemi, lui è molto abile nel fare le magie” spiegò lei, con un tono di voce autorevole. Probabilmente aveva una posizione importante nella gerarchia dell'esercito.
“L'ultimo mago che abbiamo avuto è stato trucidato qualche mese fa...” commentò uno dei soldati. “Veramente sono uno stregone” precisò l'elfo, “Mi chiamo Mimulus e vengo da Hopewood”. Gli uomini si guardarono tra loro perplessi, ma anche intimoriti.
“E come ho già detto, sono solo di passaggio, presto andrò via” continuò lui, imperterrito. “Forse vi conviene aspettare a partire” si intromise nel discorso Cucumis “Le nuvole nere si stanno addensando sulle cime delle montagne, il chè significa che fra poche ore si scatenerà una tempesta che coprirà il nostro intero territorio”.
“Le tempeste vanno e vengono, sono sicuro che per domattina sarà tutto sereno” rispose Mimulus, incrociando le braccia al petto, dandosi così un tono distaccato e pungente.
“Questo è vero, ma non sapete cosa succede in questi frangenti: delle creature di fango sorgono dalle pozzanghere e fameliche si avventano sulle persone che incrociano la loro strada. L'unico rimedio è chiudersi in casa ed aspettare che il sole secchi le pozzanghere e le costringa e rintanarsi nelle profondità della terra fino al prossimo acquazzone. Noi le chiamiamo Lemm”.
Mimulus non si scompose di fronte a quel racconto, ma nella sua mente si immaginò delle creature di fango che avviluppavano e soffocavano ogni mortale creatura.
“Credo che soggiornerò qui per alcuni giorni” concluse infine.
“Bene!” esclamò allegro il grande e grosso umano, “Allora ben venuto tra di noi. Qui ognuno fa qualcosa di utile per la comunità. Perchè non vai nel frutteto ad aiutare gli altri nella raccolta delle ciliegie? Con il temporale in arrivo è meglio raccogliere il più possibile, prima che si rovini tutto con la pioggia ed il vento”.
Mimulus squadrò l'umano, i soldati attorno a lui, poi Inula e suo marito Cucumis, infine volse gli occhi al cielo a contemplare i neri nuvoloni che poco per volta si avvicinavano al paese.
“Va bene” sospirò infine e si incamminò per la direzione che gli avevano indicata, a passo calmo.
Si lasciò alle spalle quel branco di umani sudati e puzzolenti, ma anche i due elfi che al momento gli causavano una grande sofferenza al cuore. Tuttavia, quella sofferenza era già meno bruciante rispetto alla sera prima... come mai?
Mentre si interrogava sui suoi stessi sentimenti, che al momento erano alquanto confusi, giunse al frutteto, raggiungendo la gente che si affollava attorno ai ciliegi carichi di frutti maturi. I bambini raccoglievano le ciliegie più basse, gli adulti salivano sulle scale per raggiungere i rami più alti, ed il vociare allegro animava il luogo intero.
“Tu devi essere quello nuovo” gli disse una ragazza seduta su un ramo.
Lui alzò gli occhi e vide le sue bianche gambe dondolare nel vuoto, il corpo snello e giovane, gli occhi verdi molto luccicanti e le orecchie a punta. Era un' elfa molto carina, con una chioma rosso fuoco che le contornava il viso illuminato da uno splendido sorriso.
In quel momento, al mago venne in mente un'antica leggenda del suo popolo: la leggenda delle Gemelle dai Capelli di Fiamma.


PARTE 3 PARTE 5


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