LE GEMELLE COI CAPELLI DI FIAMMA





PARTE SETTIMA: Una pelle che profuma di rugiada.

Piovve per quasi una settimana, ma almeno finchè faceva quel tempo i Lemm non potevano formarsi dalle pozzanghere, così la gente usciva e le botteghe lavoravano. Fragaria si occupava dei suoi bambini: ne aveva undici in tutto, con il più piccolo che aveva quattro anni ed il più grande che ne doveva compiere tredici; tra di loro solo una bambina elfa, Primula, che era sull'orlo dell'adolescenza e si pettinava sempre i neri e lucidi capelli per far vedere alla gente quanto si sentiva bella. Tutti coperti con i mantelli, quei bambini seguivano Fragaria, che li portava ad ascoltare il rumore della pioggia sulle foglie e poi l'odore dell'erba bagnata, oppure ad osservare le impronte dei piedi nei diversi tipi di fango. Da tutto ciò, essi ne traevano insegnamento morale e spirituale, rielaborandolo successivamente con una poesia, un canto od un disegno. Nel resto del tempo, i cinque bambini più grandi lavoravano come camerieri e lavapiatti nella locanda per ripagare l'alloggio che l'oste dava a tutti quanti, inoltre Fragaria intratteneva i clienti cantando e suonando, ricavandone spesso parecchie monete, che metteva prudentemente da parte per il futuro dei suoi bambini. Tutti e undici erano sempre puliti, vestiti dignitosamente e regolarmente nutrititi. L'elfa stava facendo un lavoro esemplare con loro.
Mimulus approfittava della calma data dalla pioggia per meditare, alimentando in sé quella fiamma che si sentiva di possedere e che gli consentiva di usufruire delle arti magiche senza il bisogno di mettersi a studiare tanto quanto un mago. Aveva però un problema: tutte le volte che chiudeva gli occhi gli appariva il viso di Fragaria. Perchè gli accadeva? Per anni aveva bramato il ritorno di Inula, ed ora che l'aveva trovata pensava solo più a Fragaria. E la desiderava. Con Inula immaginava un rapporto idilliaco, composta da un equilibrio domestico in una casa tutta per loro e da momenti felici passati insieme a passeggiare tra viali fioriti o sotto il fioccare della neve. Invece con Fragaria, da quando l'aveva vista per la prima volta sul ramo di quel ciliegio, rimanendo folgorato dalla bellezza e luminosità dei suoi occhi profondi come l'infinito del cielo, non faceva altro che desiderare di sentire il profumo della sua pelle mentre la baciava e di cullarsi con il sogno di avere un figlio con lei, un giorno...
Che cosa gli stava succedendo? Era forse quella la differenza tra l'infatuazione e l'amore vero? Forse i Saggi della sua comunità avevano ragione, quando gli avevano messo in testa il dubbio che forse lui credeva di amare Inula solo perchè era l'unica femmina della sua generazione all'interno del villaggio e, conoscendola da sempre, era convinto sarebbero vissuti insieme per il resto dei loro giorni immortali. Inula però era stata più lungimirante di lui e se n'era andata, trovando la sua anima gemella lontana dalla sua terra natia. Forse era tutto un piano divino? Magari gli Dei lo avevano spinto a cercare Inula perchè potesse uscire dai confini natali ed incontrare l'elfa a cui era destinato il suo cuore. Ma quell'elfa era davvero Fragaria? Inula non lo era di certo, visto che si era sposata con un altro.
Doveva fare qualcosa, invece di tormentarsi interiormente senza poi concludere nulla. Avrebbe cercato di avvicinarsi a Fragaria per conoscerla meglio. Chissà se lei ricambiava i suoi sentimenti? A volte aveva creduto di sì per l'intensità con cui l'aveva osservato.
La incrociò per il corridoio degli alloggi della locanda una sera. Lei aveva appena messo a dormire i bambini e si voleva concedere un po' di tempo per sé stessa.
“Buona sera” salutò lui un po' timidamente.
“Buona sera a voi” rispose lei gentilmente.
“I bambini dormono?”
“Sì sono crollati dalla stanchezza”.
Restarono un attimo in silenzio a fissarsi e spostare il peso da un piede all'altro.
“Perchè non ci accomodiamo da qualche parte invece di stare qui in corridoio?” propose lei.
“Sì avete ragione... volete vedere la mia stanza?”
“Molto volentieri”.
Mimulus rimase molto contento del fatto che l' elfa avesse accettato il suo invito e così la portò nella sua stanzetta, arredata da un letto un po' vecchio, un armadio che sarebbe stato da riverniciare ed un tavolo con un paio di sedie.
“E' identica alla mia stanza” commentò Fragaria appena vi entrò dentro.
“Forse sono tutte così” aggiunse lui chiudendo la porta e porgendole una sedia, ma lei preferì sedersi sul bordo del letto e guardare fuori dalla finestra. La pioggia batteva ancora fitta ed il cielo era plumbeo.
“E' una fortuna che piova così a lungo, così c'è più tempo per organizzarsi contro i Lemm” commentò lui accomodandosi al suo fianco.
“In realtà è una sciagura. Più il terreno è bagnato e più a lungo i Lemm ci infesteranno. Ci vorrà molto tempo prima che la terra torni asciutta”.
“Non si può fare qualcosa, come fare evaporare l'acqua dalle pozzanghere con del fuoco?” “Sì, infatti lo facciamo, tuttavia nel territorio ce ne sono così tante che non possibile asciugarle tutte”.
“Un bel guaio... ma perchè la gente resta in questo luogo se ci sono queste creature ad infestarlo?” “Molti ci sono nati qui e gli altri si sono trasferiti perchè è una zona in cui la guerra è ancora marginale. Altri luoghi sarebbero migliori, ma sono comunque devastati dai combattimenti”.
“E se la guerra prendesse anche il sopravvento in questo territorio, dove andrà a rifugiarsi la gente?” Fragaria scosse le spalle con desolazione “Non lo so... ed io sono preoccupata per i miei bambini”.
“Occuparsi di undici cuccioli è molto impegnativo, come mai vi siete sobbarcata questo impegno?” “E cosa altro dovevo fare? Erano soli, disperati e denutriti. Gli Dei li hanno messi sul mio sentiero ed io li ho accolti. Ora stanno bene, ma hanno bisogno di costruirti un futuro. Il più grande, Julian, ha una buona muscolatura e probabilmente lo prenderanno per addestrarlo e farlo diventare un guerriero. C'è un uomo che sarebbe disposto ad accoglierlo nella sua casa ed il ragazzo ne sembra entusiasta”.
“E' una notizia meravigliosa, almeno adesso avrà una famiglia che bada a lui” si congratulò Mimulus.
“Sì... e spero che la sua vita sia il più possibile felice. Michael e Bernard, invece, i due bambini di dieci anni, vorrebbero entrare in una scuola per imparare le arti arcane. Tuttavia per entrarvi servono dei materiali che nell'insieme sono costosi, così sto risparmiando i soldi per poterglieli comprare. Il rettore della scuola mi ha detto che molti bambini poveri dentro all'istituto si pagano vitto e alloggio lavorando nelle cucine, nelle serre e facendo le pulizie. Loro due sono molto bravi nello svolgere questi compiti, quindi non avrebbero problemi a pagarsi la permanenza a scuola per tutti gli anni che dovranno frequentare”.
“Mi sembra una buona cosa. Così tre sono sistemati, ma gli altri otto?”
“Gli altri otto sono ancora troppo piccoli e se non trovo una famiglia che li vuole crescere, dovrò allevarli io” concluse l' elfa con un sospiro.
“Come mi dite di Primula?” incalzò lui.
“Primula è dolcissima e mi ha presa come modello. Vorrebbe imparare da me tutto ciò che so, specialmente in materia di musica. Credo che farò di lei una brava elfa”.
“Ne sono più che certo. La vostra bontà è davvero sconfinata e vi meritate tutta l'ammirazione che ricevete”.
“Suvvia, Mimulus, non esagerate nei complimenti. Faccio soltanto quello che credo sia giusto fare”. “E lo fate bene...” assicurò lui e poi prese il coraggio per confessarle i suoi sentimenti “Sapete, da quando vi ho vista per la prima volta al frutteto, ho provato un forte legame per voi. Le ginocchia mi tremavano e le mie capacità cognitive per un attimo sono venute a meno”.
Lei fece una dolce risatina “Ecco perchè mi fissavate a bocca aperta come un pesce lesso”.
Lui si sentì arrossire per l'imbarazzo ed a bassa voce le chiese “Voi non avete provato niente nei miei confronti?”
A quel punto Fragaria si fece seria e tacque. Era evidente che si sentiva in imbarazzo e tutta la sua risposta fu concentrata in un gesto di assenso con la testa. Mimulus si sentì il cuore battere forte dall'emozione e nell'enfasi del momento le prese la mano per baciargliela. Finalmente poteva sentire il profumo della sua pelle. Sapeva di rugiada.


PARTE 6 PARTE 8


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